Lo sviluppo sostenibile ci viene in aiuto quando, in una economia depressa a cui la politica non riesce a dare prospettive di crescita, le persone ripensano i loro modelli di consumo ponendo al centro il ben-essere quale unico punto di riferimento.
Pochi risparmi e debiti personali più alti fanno riscoprire il valore della solidarietà all’interno delle comunità e quello delle autoproduzioni di beni [in particolare alimentari] e servizi.
Soluzioni a cui il governo centrale non riesce a dare impulso e valore, assumendosi la responsabilità di non promuovere uno sviluppo sostenibile.
Se gli acquisti sono a kilometro zero i servizi sono mutualistici: internet è il collante dello sviluppo sostenibile.
Il passaparola è l’unica forma credibile di comunicazione e la rete è il cuore pulsante della vita, sociale ed economica.
La sostenibilità [sociale, economica ed ambientale] è il minimo comune denominatore dell’agire personale e dove mancano le risposte sociali da parte delle aziende si passa a un drastico cambiamento degli stili di consumo.
La frugalità economica, già proposta dal Low Cost lascia il posto alla frugalità etita e pragmatica del Low Impact.
Il ruolo sempre più marginale del governo centrale consente sempre più spazio alle leadership locali [sindaci e governatori] che ripropongono nuovi modelli di Badia e Signoria, aggregati stratificati di quelle microcomunità che sono le famiglie, sempre più allargate.
Le Transition Town sono i nuovi modelli di virtuosismo civico e sviluppo sostenibile.
In questo contesto le aziende che non hanno saputo proporre nuovi modelli di business sono in grave difficoltà, non avendo trovato [cercato] radicamento sul territorio.
Le persone, nel loro agire da consumatori, vogliono essere coinvolte nel ciclo produttivo [co-creazione] e la customizzazione richiesta è ai massimi livelli.
Mercati dell’usato e dello scambio non sono più luoghi eccentrici e tra compratori e venditori non esistono più rigide separazioni di ruolo.
Ridurre – Riusare – Riciclare: non è più un claim pubblicitario ma banali regole di vita e di consumo.
Non c’è stata la tanto temuta decrescita e nessuno prova un senso di perdita, si è dimenticato cosa sia il PIL ma si è riscoperto il significato di Felicità.