Come un archetipo 2.0

attivismo

Quante volte le aziende e le marche si ricordano che la narrazione può essere alla base del loro successo? Troppo spesso le aziende e le marche credono di comunicare e non si accorgono che stanno semplicemente informando. Che guardino all’attivismo per capire come.

Eppure sono diversi i benefici che dovrebbero far comprendere l’importanza di sostituire la conversazione all’informazione: alle persone piace fare conversazione, se poi ne ricavano informazioni utili sono ancora più contente; la condivisione di una conversazione ne aumenta il valore, in modo esponenziale.

È con la narrazione che l’attivismo crea le reti attraverso le quali si diffonde la conoscenza; la condivisione di una conversazione ne aumenta il valore, in modo esponenziale; dalle conversazioni nasce la capacità di giudicare, capire e valutare, distinguere il buono dal cattivo, il bello dal brutto e il giusto dallo sbagliato.

E nel momento in cui le marche decidono di partecipare alle conversazioni con le persone dovranno assumere comportamenti “da persona” nel loro modo di proporsi. Assumere caratteri riconducibili e riconoscibili come appartenenti al genere umano.

In ogni scenario, le tendenze sociali e ambientali esterne portano il consumo sostenibile nel mainstream, indipendentemente dal fatto che i consumatori richiedano attivamente beni e servizi sostenibili.

Le aziende del futuro.

Sono quelle con un marketing che hanno compreso le regole dell’attivismo e che sapranno fornire beni e servizi che presentano benefici sociali e/o ambientali ai cittadini (non più consumatori), in una serie di nuove forme di transazioni (non necessariamente vendita, ma anche leasing o scambio peer-to-peer), agendo come agenti di cambiamento trasformativo collegati in rete e connessi.

La sfida è avvincente perché si dovranno combinare i nuovi prodotti ai nuovi codici culturali per creare una “nuova normalità” e nuovi miti. Offrire loro un viaggio e non una meta.

Sarà entusiasmante. Solo così saranno marche del futuro, marche che sanno come garantire le performance, l’etica e l’aggregazione. Marche con uno scopo, capaci di confrontarsi con la parola d’ordine, o nuovo mantra, che oggi è engagement. Marche se sanno cosa sia l’empatia. Marche che praticano l’attivismo.

Covid19 rappresenta un punto di svolta, una drammatica opportunità per affrontare nuove sfide sociali, ridefinendo le priorità e le modalità con cui stiamo al mondo. Le organizzazioni e le aziende in particolare hanno l’opportunità di ridefinire il loro scopo e assumere la leadership del cambiamento che è necessario. In forma di attivismo.

Ma prima devono dimostrarsi capaci di empatizzare con i sentimenti imperanti:

  • Le persone sono sotto pressione, caricate di responsabilità
  • Le persone sono annoiate, private di reali motivazioni Le persone si sentono abbandonate, da chi dovrebbe provvedere
  • Le persone si sentono sole, in cerca di relazioni sincere
  • Le persone si sentono perse, private di una direzione Le persone si sentono spaventate, in mancanza di opzioni desiderabili
  • Le persone si sentono escluse, private del potere di decidere il loro destino

Per le marche si presta una opportunità grande per tornare ad essere rilevanti e giocare un ruolo positivo per le persone, essere compassionevoli e capire cosa conta veramente per le persone, evitare di apparire opportunisti a discapito delle persone

Il modo migliore che un’azienda ha oggi per connettersi con chi contribuisce a creare valore è quella di focalizzarsi su ciò che conta veramente per le persone a cui si rivolgono con i suoi prodotti servizi. Comportarsi come Attivisti, assumendone i tratti archetipi.

La globalizzazione ha generato la consapevolezza di quanto siano interconnesse le forze che regolano la vita delle persone e di quanta poca equità ci sia nella distribuzione delle ricchezze, delle risorse, dei rischi e dei benefici.

Generando nelle stesse persone ansia e di conseguenza un forte bisogno di stretta appartenenza geografica e culturale. Per le aziende questa è la sfida per diventare punto di riferimento sul territorio e conquistarne la leadership culturale.

A definire ulteriormente il nuovo marketing ha contribuito poi la crescente influenza e il ruolo sempre più rilevante che le personalità più creative e innovative hanno nella società contemporanea, per la loro capacità di proporre significati e valori e che vengono definiti Evangelisti.

Gli attivisti possono insegnare molto ai marketers. Come molti brand hanno un punto di vista, ma gli attivisti di successo hanno anche un punto di azione molto forte.

Tre sono le caratteristiche che rendono un attivista di successo: combattere per ciò che conta veramente, mettere in scena quel mondo migliore a cui aspirare, ingaggiarci per agire con esso. Attraverso la narrazione.

Ciò che conta veramente.

Fare attivismo con successo non significa combattere tutte le battaglie ma combattere solo quelle che contano veramente per rendere il mondo un posto migliore. Quelle che contano veramente sono quelle che appartengono al quotidiano delle persone quelle a cui sentono di poter contribuire. Per questa ragione gli attivisti di successo stanno “in mezzo alla gente”, per osservarla, capirla ed ingaggiarla.

Presentare quel mondo.

Per un attivista quello che conta non è informare (fatti) ma mettere in scena il mondo migliore (narrazione) verso cui andare, a cui tutti aspiriamo. Attraverso la narrazione l’attivismo disegna la mappa con cui viaggiare. Creando valore sociale. Rendendo reali le sue azioni crea il desiderio di raggiungere quel luogo.

Creare Narrazione.

Ogni punto di vista vale se può essere trasformato in un punto di azione. Per questo gli attivisti ci ingaggiano e ci danno voce. Per renderci protagonisti di quell’azione, per poter combattere al nostro fianco.

Avremo allora marche capaci di creare intorno a se un’aurea di positività per superare le diversità e farne un punto di forza, apprezzando il valore del cambiamento. Il tono di voce sarà liberatorio, positivo. Entusiasta.

Oppure ci saranno marche che ci daranno un nuovo senso di identità, amplificando i tratti comuni delle persone, facendo leva sulle passioni popolari, come la moda, la musica e lo sport. Unificatore.

Oppure potranno decidere — le marche — di tiraci fuori dalla nostra zona di comfort per farci comprendere fino in fondo che la crescita personale passa anche attraverso il benessere che procuriamo agli altri. Custode.

Alcune marchesi sforzeranno invece di rendere estremamente chiaro il problema e saranno generose nel riportare i dati e i fatti che lo descrivono. Pragmatico.

Ci saranno poi le marche che ci coinvolgono facendoci innamorare della loro versione di un mondo migliore. Idealista.

Per un mondo migliore lotteranno anche i leader più illuminati che compiono il loro cammino con grande determinazione, chiedendoci di seguirli faccendo appello al nostro senso del dovere. Crociato.

E le marche che voglio sovvertire lo status quo? Ci spingeranno oltre e ci insegneranno che dobbiamo lottare per restare padroni del nostro destino, attraverso il confronto a l’azione. Sfidante.

Ma le marche potranno anche usare l’ironia, a volte feroce, per dirci che il mondo non è come crediamo e che abbiamo smarrito il senso della realtà. Burlone.

Riassunto. 

La globalizzazione ha generato la consapevolezza di quanto siano interconnesse le forze che regolano la vita delle persone e di quanta poca equità ci sia nella distribuzione delle ricchezze, delle risorse, dei rischi e dei benefici. Generando nelle stesse persone ansia e di conseguenza un forte bisogno di stretta appartenenza geografica e culturale. Per le aziende questa è una sfida a diventare punto di riferimento sul territorio e conquistarne la leadership culturale. A definire ulteriormente il nuovo marketing ha contribuito poi la crescente influenza e il ruolo sempre più rilevante che le personalità più creative e innovative hanno nella società contemporanea: per la loro capacità di proporre significati e valori vengono definiti Evangelisti. E fanno attivismo.

Grazie a Innate Motion il cui lavoro ha ispirato queste riflessioni.